Il Tempio di Minerva
in Assisi
Il Tempio nell’età romana
La chiesa che stai visitando è detta «Santa Maria sopra Minerva», perché utilizza l’antico Tempio romano dedicato alla dea Minerva, regina della sapienza e della pace nell’età pagana.
Le sei splendide colonne corinzie e l’intera facciata sono ancora intatte dopo oltre 2000 anni! Il pellegrino sale i gradini di accesso con profonda emozione. Anche le mura laterali dell’edificio sono ben conservate, ma sono visibili soltanto dall’esterno.
Dall’anno 295 avanti Cristo Assisi entra nell’orbita di Roma, vittoriosa contro gli Italici federati. Nell’anno 88 a. C. la cittadina viene promossa Municipium romanum, con tutti i diritti e con ordinamento simile a Roma.
Al tempo dell’imperatore Augusto, la città di Assisi viene trasformata in centro residenziale e turistico ben organizzato (negli anni 28-25 a.C.). Viene strutturato il grande Forum (rettangolo di metri 44 x 88 all’interno), sorgono vari templi, viene completato il muro di cinta urbica, sono attivate le terme e le sorgenti per cure idropiniche, viene costruito il teatro affiancato dall’anfiteatro.
Fra tanti monumenti emerge il Tempio di Minerva, che allora si stagliava in alto sul complesso del Forum e ancora oggi domina la Piazza del Comune, cuore di Assisi e scenario meraviglioso di architettura medievale. Situato al centro della città come sopra un podio, il Tempio di Minerva rimane per secoli testimone delle vicende assisane sia durante il periodo imperiale sia durante il graduale decadere dell’impero romano.
Il Tempio nell’era cristiana
Per lungo tempo centro di culto pagano, con l’avanzare del cristianesimo il bel Tempio assiste all’eroismo dei primi martiri, condannati nel Tribunale davanti alle sue mute colonne.
Ricordiamo alcune date di questa nuova era che prepara la Assisi cristiana. Nel 313 d.C. gli imperatori Costantino e Licinio promulgano l’editto di tolleranza verso il cristianesimo. Nel 341 Costantino II e Costanzo proibiscono il paganesimo e le celebrazioni pagane nei templi, pena la morte. Nel 380, sotto l’imperatore Teodosio, il cristianesimo diventa religione di Stato. Nel 435 Teodosio II ordina di porre ovunque il segno della croce.
Cessato il culto pagano, il Tempio di Minerva rimane abbandonato e muto per oltre un secolo, non sapendo più cosa dire nelle mutate condizioni politiche e religiose.
In epoca imprecisata, ma probabilmente nella seconda metà del 500 d.C., i monaci Benedettini restaurano il Tempio e lo utilizzano. Dividono la cella in due piani, ricavando stanze di abitazione nella parte superiore e la chiesa di San Donato nella parte inferiore.
Anche il pronao viene diviso in due piani. È un’abitazione comoda e sicura!
Il Tempio al tempo di S. Francesco
Con atto del 24 maggio 1212 i Benedettini concedono in affitto per cento anni iterabili tutti gli ambienti del Tempio al neo Comune di Assisi (sorto nel 1198 e avviato soprattutto dopo la pace con Perugia del 1210), ma si riservano come abitazione le stanze sistemate nella parte superiore del pronao.
I Magistrati del Comune trasferiscono i loro uffici nelle stanze soprastanti la cella del Tempio (dalla sede troppo decentrata presso San Rufino). In data 23 febbraio 1215 il podestà vi esercita già le sue funzioni e vi rimarrà fino al 1270.
Il sigillum del Comune di Assisi porta l’effigie di Minerva o nicefora. Ecco perché i Magistrati della città autenticano l’arca di Francesco defunto con l’anello signatorio recante la figura di Minerva.
Nella primavera del 1270 il podestà si insedia nel vicino Palazzo del Capitano del popolo, dove rimane fino al 1300 quando la sua funzione si estingue.
Da notare che, nel corso del 1200 e 1300, il pronao funge da Tribunale civico e la chiesetta di San Donato viene utilizzata come carcere comunale almeno fino all’inizio del 1400. Vedi, a tale riguardo, l’affresco di Giotto nel ciclo pittorico della Basilica superiore di S. Francesco (finestre con forti inferriate, ecc.).
Dedica del Tempio alla Regina della sapienza
Nel 1456, tolto ormai il carcere, viene di nuovo riaperta la chiesa di San Donato. Intanto si va diffondendo la cultura del Rinascimento italiano, che valorizza il mondo classico (letteratura greco-romana, scultura, architettura, ecc.).
Negli anni 1527-1530 i Magistrati di Assisi, sollecitati da richieste e lamentele dei cittadini, fanno eseguire alcuni restauri urgenti. Nel 1539 il papa Paolo III, facendo visita ad Assisi, ordina che il Tempio di Minerva venga restaurato al completo e dedicato alla Madonna, regina della vera sapienza. Il Tempio prende il nome di «Santa Maria sopra Minerva».
Vi è dunque una interessante continuità fra la dedica del Tempio a Minerva, dea della sapienza pagana, e la dedica alla Madonna, regina della sapienza cristiana.
Restauri in stile barocco
Con verbale del 5 aprile 1613 il vescovo di Assisi Marcello Crescenzi, avuto anche il consenso del Comune cittadino, dona il Tempio ai Frati del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco per garantire meglio il servizio liturgico. I frati ne entrano in possesso il 15 aprile del 1613 e vi rimangono ininterrottamente per 145 anni.
Nel 1634 i frati intraprendono grandi opere di ristrutturazione sotto la guida dell’architetto assisano Giacomo Giorgetti.
Egli elimina le stanze nella parte alta della cella del Tempio, fa costruire la volta a botte, prolunga l’area della cella fino al retrostante muro di sostruzione (mt 5,45), disegna il monumentale altare maggiore.
Le quattro colonne corinzie, il cornicione e il frontespizio dell’altare sono di terracotta rivestita di stucco e abbellita di oro. Le altre parti e i putti sono tutto stucco.
In mezzo al frontespizio un quadro del Giorgetti rappresenta Dio Creatore, circondato da angeli, in atto di abbracciare tutto il creato.
Sopra il quadro vi era una iscrizione in latino (ora conservata dietro all’altare): «Questo tempio glorioso, già dedicato a Minerva, dea della falsa sapienza, [ora è consacrato] alla Madre della vera sapienza».
Sul cornicione dell’altare, in corrispondenza delle quattro colonne corinzie, vi sono le statue simboliche della Purezza e della Carità, nonché due angeli assai grandi. Altri due angeli più piccoli chiudono un frontoncino ricurvo, sopra il quale è il monogramma raggiato della Vergine, fra due puttini.
A metà altezza, fra colonna e colonna, svolazzano in ogni lato due putti a tutto rilievo, di buona fattura. In alto, nella parte posteriore, si ammirano molti putti in forma di gloria, reggenti serti di fiori, in una vivace aria di festa.
Dai Terziari Francescani ai Filippini dell’Oratorio
In data 8 maggio 1758 i Terziari Regolari, avendo costruito il nuovo Convento di Sant’Antonio di Padova con l’annessa chiesa, lasciano il Tempio alla Congregazione dell’Oratorio di S. Filippo Neri. I Filippini edificano subito un ampio convento (attuale palazzo Bozzoni) e tolgono le piccole stanze che ingombrano ancora la parte alta del pronao.
L’altare del Giorgetti viene ritoccato secondo criteri discutibili, ispirati ai gusti dell’epoca. La mensa, già in stile romanico, viene rifatta e configurata a sarcofago, come i nuovi altari laterali.
Ai lati dell’altare i due grandi medaglioni del Giorgetti (nascita della Vergine e presentazione al tempio, Vergine annunciata e angelo nunziante) vengono rimossi e sostituiti da due coretti ornamentali.
Le sottostanti statue di S. Rocco e di S. Sebastiano vengono sostituite dalle statue in gesso dei Santi Pietro e Paolo, con i loro simboli (chiave e tiara papale, spada e libro). Anche la Vergine con il Bambino, scolpita in legno, viene tolta dal centro dell’altare e sostituita con un quadro di S. Filippo Neri. Le tre statue vengono trasferite nella cattedrale di S. Rufino. Non vi è più traccia di loro.
L’iscrizione al vertice dell’altare maggiore viene sostituita dalla seguente: «A Dio ottimo massimo in onore della Beata Vergine Maria, madre della vera sapienza, e di San Filippo Neri».
Sulla volta (anno 1760): medaglione con San Filippo in gloria, sostenuto da quattro angeli in stucco dorato a tutto rilievo; allegoria delle quattro virtù cardinali (giustizia e fortezza a destra, prudenza e temperanza a sinistra), sedute sulle nubi e contornate da puttini dorati. Sono tempere di Francesco Appiani.
Sopra l’altare maggiore (anno 1760): lunettone con le tre virtù teologali (tempere di F. Appiani). Nella controfacciata, sopra l’organo: lunettone con molti Angeli musicanti (tempere di F. Appiani).
Vengono aggiunti i due altari laterali in composizione essenziale. Due colonne rosate, con capitelli dorati, sono chiuse entro lesene a spicchi, disposte in un piano obliquo rispetto al fondo. Su questo piano riposa il cornicione tutto mosso a spigoli. Sopra di esso è una voluta ricurva, chiusa in ogni lato da un angelo a stucco dorato. Al centro dello specchio due puttini svolazzanti reggono la corona di gloria. L’architettura è in legno tinto a marmo.
Tele negli altari laterali (anno 1764): transito di S. Andrea Avellino, dipinto da A. M. Garbi (a destra); transito di San Giuseppe, dipinto dall’austriaco Martino Knoller (a sinistra). Un duplice messaggio per una buona morte.
Su disegno del perugino Pietro Carattoli, viene costruita l’ampia sacrestia (1658-1659). Nella sacrestia ammiriamo: Crocifissione (tela di F. Appiani); Angelo nunziante e Annunziata (di G. Martelli); S. Francesco di Sales, S. Nicola di Bari, S. Liborio, Natività, Annuncio ai pastori, Cristo deriso (di Bassano); S. Girolamo penitente (G. Giorgetti); Discesa dello Spirito santo (Sermei, 1630); Visione di S. Filippo (B. Orsini).
Per la prima volta viene installato l’organo a canne (rifatto nel 1957 dalla ditta Ruffatti di Padova, restaurato nel 1997 dalla ditta Valentini dell’Umbria).
L’aula attuale della chiesa misura metri 11,55 di larghezza e metri 20,20 di lunghezza (cioè mt. 1,80 più stretta e mt. 5,45 più lunga dell’antica cella del Tempio originale). Con la soppressione napoleonica del 1810 i Filippini devono abbandonare il Tempio di Minerva, che passa al clero secolare.
Nel 1896, al centro dell’altare maggiore, in sostituzione del quadro di S. Filippo Neri viene collocata la statua in gesso della Madonna di Lourdes, portata in dono dalla Francia alla città di Assisi.
Di nuovo i Terziari Regolari di S. Francesco
Con rogito del 14 aprile 1918 la Chiesa di S. Maria sopra Minerva, dopo una pausa di centosessant’anni, viene affidata di nuovo ai Frati del Terzo Ordine Regolare di S. Francesco, che la officiano tuttora con fede e amore.
Negli anni 1989-1995 sono stati eseguiti importanti interventi di restauro e di rinnovamento: pulitura delle colonne e della facciata romana, pulitura dell’altare maggiore, tinteggiatura a freddo dell’interno, pavimentazione, impianto elettrico e microfonico, riscaldamento sottopavimento, sistemazione degli spazi liturgici secondo i nuovi gusti. Il grande altare centrale simbolizza Cristo, intorno al quale viene convocata la comunità cristiana. La chiesa, infatti, è anzitutto un luogo di preghiera.
Vedi le informazioni nel volume di Lino Temperini,
Assisi romana e medievale. Profilo storico archeologico con 90 illustrazioni,
Roma 2025, nuova edizione nel centenario 2050.
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